Secondo Kaspersky la povertà indotta dal Covid provocherà più crimini crittografici

I problemi sanitari indotti dal Covid, hanno costretto i governi di ogni parte del globo ad adottare provvedimenti drastici.

A partire dalla ripetuta chiusura di una miriade di attività economiche non essenziali, impedendo così a molte persone di guadagnare come di consueto.

Ne è quindi conseguito un aumento di affanno per molte economie familiari, a partire naturalmente da quelle delle classi popolari, in particolare a danno di chi non aveva un posto di lavoro garantito.

Una lunga serie di problemi che ora potrebbero avere conseguenze sotto forma di un aumento di attività criminali.

Il rapporto sulle minacce finanziarie di Kaspersky

Secondo un report sulle minacce finanziarie appena pubblicato da Kaspersky, nota azienda operante nel settore della sicurezza informatica, la delicata situazione sociale creata dal coronavirus si rifletterà anche sul settore crittografico.

In particolare sotto forma di un aumento di crimini legati al Bitcoin, l’asset più noto del settore, il quale potrebbe ritrovarsi involontario protagonista nei casi di frodi e altri crimini informatici.

Una tendenza la quale è del resto già in atto, tanto da aver spinto il Department of Justice (DoJ) degli Stati Uniti a confiscare oltre un miliardo di dollari in Bitcoin su SilkRoad, il più esteso mercato della darknet.

Sono in aumento esponenziale i casi di ransomware

Se il Bitcoin è al centro delle attività criminali in ambito crittografico, secondo Kaspersky sta però segnando il passo per quanto concerne il ransomware, ovvero l’attività tesa a prendere il controllo di sistemi informatici criptandone i dati, al fine di chiedere un riscatto.

Un settore in cui si sta imponendo con forza Monero, sempre più frequentemente chiesto dagli hacker in cambio del dissequestro dei sistemi attaccati.

A spiegare questo trend sarebbe il particolare accento che questo token riserva ai profili di riservatezza, spinti sin quasi a garantire l’anonimato.

Monero è sempre più richiesto dagli hacker

Una caratteristica, quella di Monero, che ha del resto spinto le autorità di Stati Uniti e Russia ad attivarsi al fine di contrastarla in maniera sempre più serrata.

Rivolgendosi in particolare ad aziende specializzate, come ad esempio Cipher Trace, per il varo di strumenti in grado di combattere l’anonimato.

Oppure dando vita a regolamenti sempre più severi per gli exchange, costringendo le piattaforme di scambio a bannare le privacy coin dalle proprie contrattazioni.

Una sorte toccata di recente non solo a Monero, ma anche a Dash e Zcash, bandite ad esempio da ShapeShift e Bithumb.

Una decisione presa in conseguenza della necessità di rispettare le norme KYC (Know Your Customer) e AML (Anti Money Laundering) e non essere a loro volta sanzionate dalle autorità.

Leave a Reply