I guai di Craig Wright, l’uomo d’affari che sostiene di essere il vero Satoshi Nakamoto, ovvero l’inventore del Bitcoin, sembrano destinati a non finire mai.
In poche ore, infatti, è stato accusato di plagio per la sua tesi di dottorato e di aver prodotto prove false alla corte che sta esaminando la causa intentata da Ira Kleinman contro di lui.
La questione del plagio
Ad accusare Wright di aver praticamente copiato la sua tesi di dottorato è stato un blogger anonimo, PaintedFrog, lo stesso il quale aveva mosso analoga accusa per la laurea riportata da Faketoshi (come è stato ribattezzato l’uomo d’affari australiano dai suoi detrattori) presso Northumbria University, nel 2008, in giurisprudenza.
Evidentemente non contento, Wright avrebbe provveduto a copiare anche la tesi di laurea presentata nel 2017 presso la Charles Sturt University (CSU), al fine di ottenere il dottorato.
Secondo il suo accusatore, Wright avrebbe in pratica adottato enormi pezzi della sua tesi cambiando soltanto dei termini tramite pseudonimi, in modo da aggirare il controllo degli strumenti di rilevamento automatici.
Tra i testi copiati, PaintedFrog ha indicato “Data Mining: Desktop Survival Guide”, pubblicato da Graham Williams nel gennaio 2008, “Ethical Hacking” scritto da Reto Baumann nel 2002 e una pagina web di un professore di ornitologia.
Le accuse della difesa di Ira Kleinman
Per quanto riguarda invece la causa intenta ai suoi danni da Ira Kleinman, fratello di un suo ex socio d’affari, nella questione relativa alle chiavi di accesso al portafogli del Tulip Group, Wright è stato accusato di due violazioni:
- aver presentato alla corte un elenco di indirizzi Bitcoin chiaramente falsi;
- aver prodotto un “falso avviso” alla corte, affermando che un corriere delegato si sarebbe presentato a gennaio con le chiavi di accesso le qualiavrebbero permesso a Wright di rientrare in possesso di circa 1,1 milioni di Bitcoin.
Il processo non si mette bene per Wright
Le violazioni di cui è accusato, sembrano mettere Wright in una posizione ancora più scomoda di quella già non ottimale goduta sino a questo momento, in vista del processo che dovrebbe iniziare a luglio.
Se la sua difesa è affidata a prove false, la causa intentata da Ira Kleinman potrebbe trasformarsi in una rapida Caporetto per lui.
Una disfatta estremamente costosa, se si pensa che il premio in palio è rappresentato proprio dai Bitcoin conservati nel Tulip Group, un bottino che tradotto in valuta fiat si tradurrebbe in una cifra astronomica.
Tanto da far pensare che, in fondo, l’accusa di aver copiato la tesi per il dottorato sarebbe null’altro che acqua fresca, al confronto.