Voto su blockchain, in cosa consiste il brevetto di Daniel Larimer

Come è noto, ormai da tempo si sta discutendo della possibilità di dare vita al voto politico facendo leva sulla tecnologia blockchain.

Una discussione non solo teorica, ma la quale ha già avuto ricadute di ordine pratico.

Come è accaduto nel recente referendum costituzionale russo il quale ha permesso a Vladimir Putin di porre le basi per allungare il suo regno.

Il brevetto di Daniel Larimer

A riportare in auge la discussione è stato Daniel Larimer, CTO di Block.one, il quale ha aperto una discussione sulle prossime elezioni degli Stati Uniti, che avranno il compito di indicare il nuovo (o vecchio?) inquilino della Casa Bianca.

Proprio lui, infatti, ha condiviso con gli utenti un suo brevetto teso all’utilizzo della blockchain come sistema di voto.

A proposito del brevetto

Il brevetto condiviso da Larimer è stato pubblicato nel 2017 e si chiama “Blockchain Electronic Voting System and method”.

A fare la domanda è stata l’associazione “Follow my vote”, che ormai da tempo si batte affinché si registri questa importante novità nelle tornate elettorali degli Stati Uniti.

Un impegno del tutto plausibile, alla luce di quanto accaduto durante le elezioni del 2000, quando George Bush Jr. prevalse in maniera ancora non chiarita su Al Gore, con il Paese immobilizzato per giorni dal caos elettorale della Florida.

Oltre a Larimer, gli inventori del brevetto sono Adam Ernest e Nathan Hourt, mentre la blockchain che verrebbe utilizzata è quella di Grafene.

La questione cruciale

Il problema maggiore da affrontare nel caso del voto deriva dalla necessità di mantenerlo personale, libero e non condizionato in nessun modo. Inoltre deve essere possibile scinderlo da chi lo ha espresso.

Utilizzando la blockchain, proprio questo fattore si rivela estremamente complicato da perseguire, trattandosi di un sistema basato sulla trasparenza.

Nel procedimento ideato da Larimer, ad assicurare il conseguimento degli obiettivi di partenza sono una serie di server. Il modus operandi sarebbe il seguente:

  1. un primo passaggio è teso a consentire la registrazione e l’identificazione dell’utente con il preciso intento di stabilire il suo effettivo diritto di voto;
  2. il secondo step è il passaggio ad un altro server, il quale provvede a sua volta a dissociare il nome della persona dal voto;
  3. l’ultimo è l’utilizzo di una chiave privata, grazie alla quale diventa possibile l’effettiva registrazione della votazione senza che si renda necessario andare a compromettere la privacy dell’utente.

Resta ora da capire ora cosa accadrà realmente, considerato il persistere del Covid-19 sul suolo statunitense. Una presenza che potrebbe indurre Donald Trump a posticipare le elezioni. Mentre i repubblicani, dal canto loro, già stanno usando la blockchain per le loro convention.

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