Perché Coinbase è entrato in crisi mentre BTC saliva?

La grande crescita di Bitcoin delle ultime ore ha destato notevole sensazione. Se il giorno precedente gli analisti ancora ragionavano sulla resistenza che il token si trovava di fronte a quota 8mila dollari, ora il limite si è spostato molto in avanti, con la barriera dei 9mila superata agevolmente da un Bitcoin che sembra intenzionato a proseguire la sua corsa, abbattendo tutti gli ostacoli che si trova di fronte.
Una vera e propria marcia a tappe forzate che, però, ha avuto anche un effetto secondario di non poco conto, ovvero l’entrata in crisi di Coinbase. Andiamo a vedere cosa è accaduto nelle ore in cui BTC strappava commenti sempre più meravigliati.

Bitcoin

Il crash di Coinbase

Le piattaforme Coinbase e Coinbase Pro sono andate temporaneamente offline nel corso del forte incremento di prezzo di Bitcoin. Un problema che è stato poi risolto, ma che ha naturalmente impedito a molti utenti di provare ad approfittare della situazione restando tagliati fuori dalle contrattazioni in atto.
Perché è accaduto questo grave disguido? La spiegazione è da reperire proprio in una caratteristica di Coinbase, ovvero nel suo forte livello di centralizzazione. Gli exchange di criptovalute, infatti, durante i periodi in cui i mercati entrano in fibrillazione, non di rado si trovano in forte difficoltà a far fronte al brusco incremento della domanda da parte degli utenti. Sino ad andare offline, come è accaduto stavolta.

Le accuse dei complottisti

Naturalmente il ripetersi di questi episodi ha dato la stura ai complottisti per alzare la loro voce. Come è accaduto ad esempio a marzo, quando nel corso della caduta di BTC, con il suo prezzo letteralmente dimezzato, BitMEX è andato fuori uso per circa 25 minuti. In tal modo molti trader sono stati impossibilitati a vendere in modo da limitare le proprie perdite.
Un evento che è stato apertamente stigmatizzato da una parte della community, la quale non ha esitato ad accusare l’exchange di aver disabilitato volontariamente i propri sistemi, per impedire perdite troppe estese e dare vita ad una vera e propria manipolazione dei mercati.
Come si può facilmente comprendere, si tratta di accuse molto pesanti e tali da poter generare un sentimento di aperta sfiducia verso un sistema che si fonda anche sulla reputazione. La decentralizzazione doveva servire negli intenti dei criptofans a limitare lo strapotere di chi detiene posizioni di particolare forza, come accade nel caso degli exchange. Ove venisse a cadere questo presupposto, sarebbe messa in discussione l’intera impalcatura ideologica su cui si fondano gli asset virtuali.