Il mining sarebbe stato ideato da Satoshi Nakamoto per difendere Bitcoin

La figura di Satoshi Nakamoto continua a rappresentare un vero e proprio mito negli ambienti legati alla crittografia.

Tanto da spingere Craig Wright a cercare di accreditarsi in tale veste, con una pervicacia tale da provocare un fastidio sempre più forte nella comunità dei criptofans.

Come accade per la setta esoterica dei Rosacroce, però, chi afferma di esserlo non lo è, mentre chi viene indicato come il vero Satoshi rifiuta con decisione l’impegnativo ruolo.

Come nel caso di Adam Back, indicato in tale veste da Charles Hoskinson.

La genesi del mining

Il nome di Satoshi Nakamoto è tornato ad aleggiare di prepotenza nelle ultime settimane, spinto alla ribalta in particolare dal clamore che ha caratterizzato l’approssimarsi dell’halving, ovvero il dimezzamento delle ricompense spettanti ai miners.

Nelle ultime ore sta destando notevole interesse quanto affermato da Laszlo Hanyecz, conosciuto per aver completato la prima transazione in Bitcoin nel mondo reale e per aver lavorato a stretto contatto con Nakamoto nel 2010.

A suo parere, infatti, il mining di Bitcoin tramite GPU sarebbe stato da lui ideato proprio con il preciso intento di proteggere la rete da eventuali attacchi 51%, ovvero quelli tesi ad assumerne il controllo eliminando così un principio cardine come la decentralizzazione.

L’opinione di Lerner

Alle parole di  Hanyecz ha poi fatto eco Sergio Demian Lerner, autore di una ricerca sul mining di Bitcoin grazie alla quale sono stati identificati in maniera quasi certa i blocchi generati personalmente da Satoshi.

Secondo Lerner è assolutamente possibile che il creatore di BTC effettuasse mining tramite GPU e il fatto che abbia pensato ad una soluzione simile starebbe a dimostrare che il progetto Bitcoin è il risultato di un lungo periodo di progettazione e sviluppo.

Le ultime sul fronte Satoshi

Le cronache sul Bitcoin sembra a questo punto che non possano fare a meno del contributo, sempre generoso di Craig Wright, l’ormai celeberrimo Faketoshi.

Il suo tentativo di essere accreditato come il vero Satoshi sta infatti producendo una serie di vicende che se da un lato sembrano disastrose per lui, dall’altro sembrano dare vita ad una vera e propria commedia di cui si stenta a intravvedere la fine.

Se la causa intentata contro di lui da Ira Kleiman per il Tulip Trust sembra volgere al peggio, nelle ultime ore si è diffusa la notizia che anche Roger Ver avrebbe vinto la causa intentata contro di lui.

Il motivo della querela di Craig Wright era da cercare nel fatto che Ver lo aveva definito un truffatore nel corso di un meetup di Bitcoin Cash organizzato a Londra.

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