Com’è noto, gli Stati Uniti si stanno avviando verso le loro elezioni presidenziali.
Mentre i democratici proseguono le loro primarie, tutta la politica deve però interrogarsi su come dovranno essere portate avanti le votazioni che indicheranno il nuovo inquilino della Casa Bianca.
Le condizioni di emergenza create dal coronavirus, infatti, sembrano destinate a perdurare ancora a lungo, costringendo a prendere in considerazione anche strade alternative.
La soluzione potrebbe essere la blockchain?
Tra le soluzioni che si vanno facendo largo, c’è anche quella rappresentata dalla blockchain.
La sua efficacia nella validazione dei dati, infatti, potrebbe rappresentare la chiave di volta per poter permettere a chiunque voglia di esercitare il suo diritto di voto da remoto.
Si tratta di una ipotesi già emersa da tempo e portata avanti in particolare da Follow My Vote, associazione che aveva lanciato una campagna per creare un software in grado di sfruttare la blockchain di EOS onde consentire alle persone di votare i loro candidati e poter permettere anche di cambiare il relativo voto.
Le notizie provenienti dal Congresso
A rilanciare l’ipotesi di un utilizzo della blockchain per le prossime presidenziali sono ora le notizie provenienti dal Congresso degli Stati Uniti.
Il quale, in base ad un appunto dello staff, sta prendendo in considerazione la tecnologia per permettere al Senato di adottare il voto da remoto durante l’emergenza indotta dal coronavirus.
Il modello cui si guarda è quello che ha visto in Estonia il 49% dei voti espressi nel corso delle parlamentari del 2019 affidati a processi online.
Le preoccupazioni per la sicurezza
Lo stesso documento del Congresso, però, non si nasconde le complicazioni derivanti dalla possibilità che nel corso delle votazioni venga a verificarsi un attacco 51%, ovvero che il procedimento venga inficiato dalla presa di controllo della blockchain da parte di un gruppo esterno.
Si tratta di una ipotesi per ora scolastica, ma allo stesso tempo da non escludere.
Va anche sottolineato come il voto è solitamente definito personale, eguale, libero e segreto.
Proprio il fatto che i risultati verrebbero ad essere inseriti in un registro pubblico, quindi consultabile da chiunque, inficerebbe in partenza l’ultima caratteristica.
Va comunque sottolineato come la ripresa della discussione sull’utilizzo della blockchain per i processi elettorali abbia comunque il merito di riportare in auge un problema di non poco conto, quello rappresentato dalla sicurezza del voto.
Dimostrato del resto da quanto accaduto nel 2000, quando il Paese si trovò bloccato dalla vicenda della Florida, mai chiarita del tutto e terminata con la proclamazione di George Bush Jr. in qualità di presidente.