La discussione sul dollaro digitale sta acquistando velocità negli Stati Uniti.
E’ del tutto evidente come l’avanzamento dei lavori per il varo della CBDC (Central Bank Digital Currency) cinese stia provocando non poche preoccupazioni nelle istituzioni politiche.
Lo yuan digitale, infatti, è visto dal governo di Pechino come un tassello nell’ambito di una strategia di attacco al potere imperiale del biglietto verde.
Una sfida cui gli Stati Uniti non possono sottrarsi, soprattutto in un momento delicato come l’attuale.
Vincere la competizione economica
Vincere la competizione economica: è stato questo il tema di una audizione condotta dalla sottocommissione per le politiche economiche, abitative e urbane del Senato statunitense.
Nel corso dell’audizione, gli osservatori hanno rilevato come stavolta, a differenza di precedenti occasioni, il tema delle criptovalute è stato abbastanza marginale.
Deducendone infine che ormai l’idea di una sua accettazione sia vista come un fatto scontato. Ma è veramente così?
L’idea del dollaro digitale non è solo accademica
Come è ormai noto, da tempo in alcuni ambienti finanziari si sta discutendo sul possibile varo di un dollaro digitale.
Idea sostenuta in particolare da Chris Giancarlo, ex presidente della Commodity Futures Trading Commission, ormai da tempo in prima linea sulla questione.
Una questione che, peraltro, è stata definita non solo accademica da Tom Cotten, senatore repubblicano dell’Arkansas che presiede il sottocomitato.
Il quale ha anche spiegato il motivo che lo spinge a conferire la massima importanza alla questione: un dollaro forte è proprio quello che permette agli Stati Uniti di sanzionare. Non solo dal punto di vista politico, ma anche economico.
Un dollaro digitale da agitare come clava?
Le parole di Cotten suonano in effetti abbastanza chiare. Il dollaro digitale deve essere una risposta alla sfida della Cina, la quale potrebbe sostituire la sua leadership globale a quella degli Stati Uniti proprio facendo leva sullo yuan digitale.
Una tesi condivisa da Walter Russell Mead, professore di affari esteri e umanistici al Bard College e membro dell’Hudson Institute. Il quale ha giustificato la sua posizione ricordando che anche la finanza cambia.
Gli Stati Uniti devono quindi adeguarsi ai processi di innovazione in atto permettendo al dollaro di essere un elemento fondamentale per l’attività economica in questo momento della rivoluzione dell’informazione.
Resta naturalmente da capire se il sistema politico è pronto a trasformare le parole in fatti.
Intanto la Cina prosegue il suo programma, con lo yuan digitale in fase di test ormai da tempo e pronto a fare il suo esordio ufficiale.
Che secondo gli esperti dovrebbe avere luogo nel 2021, permetttendogli di essere a pieno regime per i Giochi olimpici invernali dell’anno successivo.