CBDC, almeno tre Paesi potrebbero vararle entro il 2030

Se si parla sempre molto della CBDC (Central Bank Digital Currency) cinese, per ovvi motivi, va però sottolineato come il gigante orientale non sia certo l’unico Paese che sta andando in questa direzione.

Anzi, sarebbero almeno altri due quelli che sembrano intenzionati a ricalcarne le orme, anche se ancora non se ne parla molto.

CBDC: il rapporto di dGen

A sostenere questo dato è stato di recente uno studio elaborato da dGen, una organizzazione senza scopo di lucro olandese, nota per il suo lavoro sul settore fintech.

Il report, dedicato ai trend geopolitici delle CBDC è intitolato “Report on Geopolitical Ramifications of CBDCs” e si compone di 30 pagine.

Grazie al supporto fornito da istituzioni come la Banca Centrale Europea (BCE), la Standard Chartered Bank e la Frankfurt School, lo studio si rivela effettivamente interessante per cercare di comprendere meglio cosa stia realmente accadendo.

Le previsioni di dGen

In particolare, a destare interesse è stato uno dei passaggi chiave del report, quello nel quale gli analisti di dGen prevedono la sostituzione completa delle valute fiat con denaro digitale controllato dalla banca centrale.

Un passaggio che dovrebbe avere luogo nel corso dei prossimi dieci anni e il quale potrebbe interessare dai tre ai cinque Paesi.

Se non desta stupore l’inclusione della Cina in questo novero, è invece sorprendente apprendere che assieme al gigante orientale si stanno muovendo in tal senso la Svezia e le Bahamas.

Resta da vedere, però, se saranno loro ad accompagnarla, o se invece a riuscirci per primi saranno altri Paesi. Ad esempio quel Brasile il quale ha annunciato di recente il proprio desiderio di arrivare alla propria CBDC entro il 2023.

Il ritardo dell’Unione Europea

Sempre il rapporto di dGen accusa invece in modo molto chiaro l’Unione Europea di ritardi nella elaborazione di una strategia tesa al varo di una propria moneta digitale.

In particolare, secondo gli estensori del rapporto, l’euro sarà messo in secondo piano dallo yuan digitale. Soprattutto se entro il 2025 l’eurozona non avrà fatto passi in direzione di una versione digitale della sua moneta.

Sembra peraltro una affermazione sin troppo benevola, se si considera che la valuta digitale di Stato della Cina è ormai in piena fase di prova in alcune aree urbane del Paese.

E che dovrebbe fare la sua comparsa ufficiale nel 2021, in tempo per poter essere utilizzata in occasione dei Giochi Olimpici invernali previsti a Pechino.

In queste condizioni, per l’euro potrebbe rivelarsi estremamente complicato risalire la corrente, anche in considerazione del dinamismo messo in evidenza dalla Cina, nel campo delle nuove tecnologie.

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