Ripple denuncia YouTube

Ripple Labs ha deciso di intentare una causa contro YouTube LLC. Il motivo della denuncia è da ricercare nel fatto che la piattaforma non avrebbe approntato alcuna contromisura per evitare la vera e propria proliferazione di truffe basate su XRP.

La conferma di Ripple

A confermare la notizia è stato un annuncio pubblicato sul sito ufficiale dell’azienda. Un annuncio il cui titolo è del tutto esplicativo: “Quando è troppo è troppo: è tempo di proteggere la community”.
Ripple e il suo CEO, Brad Garlinghouse sono arrivati alla risoluzione per gli ingenti danni riportati da molti utenti a causa delle frodi consentite da YouTube.
In particolare la pirateria informatica ha colpito utilizzando il phishing, mirando ai creatori di contenuti originali, con lo scopo di sottrarre loro le credenziali di accesso ai canali della piattaforma e assumerne il controllo per fini criminosi.

La colpa di YouTube

La denuncia contro YouTube si fonda sulla violazione di ben tre leggi, ovvero:

  1. “Lanham Act for Trademark Infringement”;
  2. “Statutory and Common Law Right of Publicity” della California;
  3. “Unfair Competition Law” della California.

Perché Ripple ha deciso di procedere contro YouTube? In pratica la piattaforma trarrebbe un vero e proprio profitto dalle frodi, in quanto venderebbe in maniera del tutto consapevole spazi pubblicitari ai truffatori.
Gli annunci incriminati, noti come “Annunci video discovery” sono del resto ideati dalla piattaforma con il preciso scopo di scalare le pagine di ricerca.

Cybercriminalità scatenata

La denuncia di Ripple è l’ennesimo colpo di scena in un momento in cui la criminalità informatica è letteralmente scatenata. Innumerevoli le truffe perpetrate ai danni degli ignari utenti sotto forma di ransomware e hacking, che stanno generando grande allarme nelle autorità e presso le aziende di cyber-sicurezza.
L’attività degli hacker, però, non si limita a questo, ma ha anche fatto un vero salto di qualità negli ultimi mesi.

Gli attacchi alle istituzioni sanitarie

Tra i bersagli dei pirati informatici, va rilevato nelle ultime settimane anche un numeroso elenco di istituzioni e strutture sanitarie.
In particolare, hanno destato scalpore gli attacchi portati avanti nei confronti dell’OMS e dell’ospedale Spallanzani di Roma, una delle strutture che si sono maggiormente distinte nella lotta al coronavirus.
Attacchi che sembrano avere lo scopo di sottrarre preziose informazioni che potrebbero concorrere al reperimento di una cura contro il Covid-19.
Se si pensa che Donald Trump ha offerto una cifra gigantesca ad una azienda tedesca impegnata nella ricerca del vaccino contro il coronavirus, pur di assicurarlo agli Stati Uniti, si può comprendere la preoccupazione generata negli ambienti politici.