Rakesh Jhunjhunwala, considerato l’alter ego indiano di Warren Buffett, ha chiesto al governo indiano di mettere al bando il Bitcoin.
Aggiungendo non solo di considerare l’icona crittografica una pura e semplice speculazione, ma anche di non avere alcuna intenzione di investire una rupia su di essa.
Rakesh Jhunjhunwala, è il gestore di Rare Enterprises, una società di gestione patrimoniale.
Il suo patrimonio ammonta a circa 3,2 miliardi di dollari, un livello tale da farne il 38° uomo più ricco del suo Paese.
La sua notorietà è dovuta anche ad una popolare serie web, Scam 1992, in cui ad interpretare un ruolo chiaramente basato su di lui è l’attore Kavin Dave.
Sempre online le sue gesta sono state a lungo oggetto di parodia, in un blog chiamato “The Secret Journal of Rakesh Jhunjhunwala”.
Attualmente è sotto inchiesta da parte della magistratura indiana per insider trading.
A riferire le parole dell’uomo d’affari indiano è stata la CNBC.
Secondo la quale Rakesh Jhunjhunwala avrebbe espresso l’opinione che il governo indiano dovrebbe vietare il Bitcoin e concentrare i suoi sforzi nel varo di una rupia digitale.
Un suggerimento il quale, del resto, sembra già essere stato accolto dall’esecutivo, che sta preparando un disegno di legge ad hoc.
Nel quale si prevede la nascita di una CBDC (Central Bank Digital Currency) da porre sotto l’egida della Reserve Bank of India (RBI). All’interno dello stesso progetto di legge sarebbe previsto il bando a tutte le criptovalute private.
Il parere di Rakesh Jhunjhunwala e le intenzioni del governo di Nuova Delhi sono però contrastati da alcune voci all’interno del gigante asiatico.
In particolare dall’Internet and Mobile Association of India (IAMAI), la quale non ha mancato di sottolineare nel corso della passata settimana che le criptovalute e la rupia digitale possono coesistere.
Affermando inoltre di non ravvedere la necessità di un bando verso gli altri asset digitali da parte della banca centrale per lanciare la sua criptovaluta statale.
Il giudizio negativo del miliardario indiano non è certo il primo a colpire il Bitcoin e gli asset digitali privati.
Il mondo finanziario tradizionale, infatti, ormai da anni riversa periodicamente sulle criptovalute dosi più o meno massicce di veleno.
Per poi rimangiarsi quanto detto, come è accaduto in particolare nel caso del CEO di JPMorgan Chase, Jamie Dimon.
Il quale ha prima osteggiato la creazione di Satoshi Nakamoto per poi tornare precipitosamente indietro al fine di prendere parte alla festa, con il lancio di JP Coin.
Una intenzione che non sembra avere Rakesh Jhunjhunwala, il quale ha dichiarato di non voler prendere parte a tutte le feste che avvengono in città. Resta da capire se sarà vero.
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