Le sanzioni contro la Russia rappresentano un problema di non poco conto per il gigante eurasiatico, che ora sembra intenzionato a reagire.
Come ha fatto il Venezuela, puntando sull’introduzione del Petro e sull’utilizzo di criptovaluta, il governo di Mosca potrebbe ora puntare sugli asset digitali per mitigarne l’impatto.
Almeno questo è il tema sollevato di recente dalla Banca di Russia (BoR), in una intervista rilasciata dal suo capo stampa all’agenzia di stampa Izvestia.
Lo strumento individuato dalla banca centrale russa sarebbe un rublo digitale, il quale potrebbe limitare la dipendenza della moneta sovrana dal dollaro statunitense.
Provocando di conseguenza un minore impatto delle sanzioni adottate a più riprese da Stati Uniti e Unione Europea nel corso degli ultimi anni contro la Russia.
Le ultime delle quali, sono arrivate dall’UE come forma di pressione per il caso Navalny, il leader dell’opposizione, almeno come tale riconosciuto all’estero, il quale ha dichiarato un tentativo di avvelenamento da parte delle autorità russe.
Se la principale funzione immaginata dalle autorità monetarie è quella tesa a contrastare la situazione di difficoltà provocata dalle sanzioni, il rublo digitale potrebbe comunque assolvere altri preziosi compiti per l’economia russa.
A partire dai pagamenti elettronici, i quali potrebbero diventare più convenienti di quanto non siano attualmente.
Inoltre per tale via si potrebbe alleviare la pressione attualmente gravante sull’infrastruttura di pagamento esistente e rendere più convenienti i pagamenti transfrontalieri.
Mentre la banca non è entrata nel dettaglio per quanto concerne l’effettivo aiuto che il rublo digitale potrebbe permettere in tema di contrasto alle sanzioni.
Allo stesso tempo, la banca centrale ha voluto riaffermare con forza la sua intenzione di non permettere alcun utilizzo della CBDC (Central Bank Digital Currency) non controllata dal regolatore. Mentre il token dovrà a sua volta essere sostenuto da rubli effettivi.
Va anche ricordato il rapporto pubblicato il 13 ottobre dalla BoR, in cui si sostiene che una stablecoin sostenuta dal rublo, garantita e controllata dal governo, avrebbe una funzione di stimolo all’innovazione finanziaria.
Oltre a poter rappresentare un aiuto nell’opera di contrasto alla corruzione.
Va anche ricordato come nel corso degli anni la banca centrale russa abbia mantenuto un atteggiamento di contrarietà alle criptovalute.
Tanto da spingere il suo numero uno, Elvira Nabiullina, ad affermare che le criptovalute decentralizzate come il Bitcoin non dovrebbero essere legali nel Paese.
Un atteggiamento il quale non sembra destinato a mutare, considerati i progetti di legge che sono attualmente in discussione nelle aule parlamentari.
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