Reddito universale contro la pandemia grazie alla blockchain?

La complicata situazione dell’economia globale rende necessario trovare nuove soluzioni in grado di contrastare il pauroso aumento della povertà che si va prospettando a livello globale.

Se sino a qualche anno fa sembrava una vera e propria utopia pensare ad una forma di contrasto alla povertà di questo genere, il Covid-19 sembra aver completamente mutato la prospettiva.

Del resto aiutato dalle cifre nude e crude, come quelle provenienti dagli Stati Uniti, dove il lockdown ha già provocato oltre 20 milioni di disoccupati in più.

I sostenitori del reddito universale di base

Una possibile soluzione potrebbe essere il reddito universale di base (Universal Basic Income), un assegno per tutti coloro che si trovano al di sopra di una certa età e non lavorano.

Tra i suoi sostenitori ci sono alcuni dei rappresentanti più in vista del partito democratico, a partire da Alexandra Ocasio-Cortez e Andrew Yang.

Il secondo ha partecipato anche alle recenti primarie tese a stabilire il candidato da contrapporre a Donald Trump, distinguendosi per il forte richiamo alle criptovalute inserito nel suo programma.

Ma in particolare c’è da mettere in rilievo l’adesione all’idea di un reddito universale espressa da Elon Musk, il fondatore di Tesla.

A conferma di quanto il coronavirus abbia mutato il modo di vedere le cose anche nella patria del capitalismo più spinto.

La blockchain contro gli sprechi

Uno dei problemi collegati alla concessione dell’UBI, è quello legato al trasferimento di una mole di risorse così ingente, il quale potrebbe risultare non solo lento e costoso, ma anche soggetto ad errori.

Per evitare i quali potrebbe risultare estremamente utile la blockchain, proprio per la sua capacità di certificare i dati immessi all’interno del suo registro, consultabile da tutti.

Un problema messo in evidenza da Heinrich Zetlmayer, fondatore e partner della Blockchain Valley Ventures, secondo il quale proprio la gravità della crisi scatenata dalla pandemia di coronavirus richiede una risposta rapida e accurata da parte dei governi.

Un dato abbastanza clamoroso

Una risposta, in particolare, tale da permettere ai fondi di arrivare ai legittimi destinatari senza arricchire chi già non ha problemi, ovvero il sistema finanziario tradizionale.

Per capire meglio l’assunto, occorre ricordare che il recente primo giorno di aprile lo spostamento di 633 milioni sotto forma di Bitcoin ha comportato un costo di 0,26 dollari.

Se questa cifra fosse stata movimentata con Transferwise il costo sarebbe arrivato a 3600 dollari.

Un ulteriore motivo di riflessione in una discussione, quella sul reddito universale, che sembra ormai improcrastinabile alla luce di una situazione sempre più seria.

Dario Marchetti

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