L’avvicinarsi dell’halving mette in fibrillazione un gran numero di persone, in ogni parte del globo.
La curiosità per quanto accadrà dopo il dimezzamento delle ricompense spettanti al miners è molto forte e non sono pochi coloro che aspettano di sapere cosa accadrà alla sua quotazione.
Mentre passano le ore che ci separano dall’evento dell’anno, nel settore crittografico, qualcuno si è scomodato per andare a vedere quanti, nel passato hanno proclamato l’ormai imminente morte della moneta digitale più celebre.
La morte di The Underground Economist
Correva il 2010, quando il sito web di The Underground Economist pubblicava un articolo dal titolo eloquente: “Perché Bitcoin non può essere una valuta”.
Lo svolgimento andava in una sola direzione, affermando che la creazione attribuita a Satoshi Nakamoto non poteva avere un futuro.
Ad impedirglielo era in particolare il fatto che si trattava solo e semplicemente di una valuta il cui unico uso era la detenzione a fini speculativi.
In questo quadro, a premiarlo era semplicemente la novità e, una volta esauritasi la curiosità non avrebbe potuto fare altro che morire.
Come si può notare, Bitcoin non solo ancora vive, ma sembra rafforzarsi di giorno in giorno, a differenza del sito di The Underground Economist, il quale è nel frattempo deceduto.
La pagina Bitcoin Obituary
Se stessimo descrivendo la trama di un film, il titolo non potrebbe che essere Bitcoin Obituary, lo stesso della pagina web la quale racchiude tutti i pronostici non proprio favorevoli alla criptovaluta nata nel 2008.
I pronostici di morte, ormai, ammontano al notevole numero di 380, anche se non tutti coloro che li hanno formulati, per fortuna, hanno avuto il destino di The Underground Economist.
Resta da capire se qualcuno vorrà andare ad aggiungersi alla lista in futuro, cosa che sembra improbabile alla luce del sempre crescente successo di Bitcoin.
Un vero e proprio esercito di detrattori
Va peraltro sottolineato come al novero di coloro che hanno predetto l’imminente morte del Bitcoin vada aggiunta la folta schiera dei suoi detrattori.
Un drappello in cui, ad esempio, si iscrive un miliardario come Warren Buffett, l’oracolo di Omaha che ancora oggi non sembra convinto della bontà del progetto.
Mentre sembra aver cambiato idea Jamie Dimon, il CEO di JP Morgan Chase che, dopo aver affermato il suo totale disinteresse per il Bitcoin, ha poi permesso alla sua banca di dedicarsi al lancio di JP Coin, un asset digitale molto simile.
Chissà che molti altri ex detrattori non facciano come lui nell’immediato futuro, convertendosi all’economia digitale e accettandone un ruolo che sembra destinato a crescere notevolmente.