Anche B2C2 ha deciso di interrompere i rapporti con Ripple

La questione relativa alla causa intentata dalla Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti contro Ripple continua a tenere banco e a comportare conseguenze di non poco conto per l’azienda guidata da Brad Garlinghouse.

Nel corso delle ultime ore, infatti, sono state molte le aziende operanti nel settore crittografico a decidere di interrompere ogni rapporto con Ripple.

A partire da alcuni exchange, di maggiore o minore rilievo, cui hanno presto fatto seguito altre realtà che non intendono essere associate ai guai di Ripple.

La decisione di B2C2

Anche B2C2 ha deciso di aggiungersi alla lista di coloro che hanno deciso di slegarsi da Ripple, con il preciso intento di non essere colpiti dagli strali della SEC.

La società di trading con sede a Londra non ha potuto fare altro, alla luce di quello che potrebbe accadere nel caso in cui decidesse di proseguire i rapporti con quello che, a tutti gli effetti, è ormai considerata un vero e proprio appestato.

A riferire la decisione presa è stato il notiziario crypto “The Block”, anche se ancora dall’interno di B2C2 non è stato emesso alcun comunicato a margine della questione.

La fuga degli exchange è già in atto

B2C2 è solo l’ultimo nome di rilievo a sganciarsi da Ripple. A precedere l’azienda londinese sono stati in particolare gli exchange, a partire da Bitstamp, il primo tra quelli più importanti a trarre le dovute conclusioni dopo la diffusione della notizia relativa alla causa della SEC contro Ripple.

Mentre tra le piattaforme di minore rilievo erano stati Beaxy, CrossTower e OSL a muoversi con largo anticipo per evitare ritorsioni ritenute inevitabili da Jake Charvinsky, un consigliere di Compound, e non solo.

Anche Bitwise ha già liquidato le sue posizioni in XRP

Olte alle piattaforme di scambio, anche fondi di investimento crittografici stanno a loro volta liquidando le posizioni assunte in relazione a XRP, a partire da Bitwise.

Il quale aveva puntato il 3,8% del suo capitale sul token all’inizio del mese, dando ora la disposizione di vendere ritenendo non più opportuno detenere un asset destinato secondo la stragrande maggioranza degli osservatori a crollare nei prossimi giorni.

Uno slittamento che, del resto, è già in atto se solo si pensa che attualmente sta cercando di resistere a quota 0,28 dollari.

In pratica, quindi, su un livello che è già inferiore del 55% a quello di cui poteva godere appena un mese fa, quando appunto non si sospettava quello che la SEC stava preparando a Ripple.

Ovvero l’accusa di aver venduto titoli non registrati per 1,3 miliardi di dollari, oltre a quelli i quali periodicamente vengono ceduti al fine di tenere sotto controllo la quotazione del token.

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